[Recensione] IL MIO NOME È LEON - Kit De Waal - Piemme



Buongiorno Sognalettori! :-)
Il libro di cui vi parlo oggi è un libro particolare, "Il mio nome è Leon", libro d'esordio di Kit De Waal e pubblicato in Italia dalla casa editrice Piemme.
Particolare è la storia come del resto l'autrice, nata a Birmingham da madre irlandese e padre caraibico. Ma la particolarità più interessante è che ha lavorato per svariati anni nell'ambito legale di famiglia e adozioni, occupandosi anche di alcuni casi sugli affidi ed ha scritto diversi libri sull'argomento, ricevendo diversi premi.
La storia narrata in questo libro ha tratto ispirazione sicuramente dal suo lavoro, ed è forse per questo che è scritto con un linguaggio così accurato, seppur semplice e chiaro come lo descriverebbe un bambino, o meglio il protagonista del libro.

Il mio nome è Leon è il suo primo romanzo, accolto da grandissimo successo in Inghilterra e candidato al prestigioso Costa Book Award for First Novel.

Se avete già letto questo libro, se vi incuriosisce o comunque se avete voglia di parlare dell'argomento, ogni commento sotto al post è sempre il ben accetto. ^_^

IL ROMANZO

Titolo: Il mio nome è Leon
Autrice: Kit De Waal
Editore: Piemme
Data di uscita: 3 ottobre 2017
Genere: Narrativa Contemporanea
Pagine: 312
Prezzo cartaceo: 18,50€
Prezzo ebook: 9,99€


Leon ha nove anni quando prende in braccio per la prima volta il suo fratellino appena nato, Jake. Un neonato che sembra un bambolotto, con la pelle bianchissima, così diversa da quella di Leon, che ha la pelle scura. Ma ora che la loro mamma non si vede più in giro, e loro devono andare a vivere con Maureen, una signora dai capelli rossi e ricci e una pancia come Babbo Natale, Leon capisce che deve proteggere il suo fratellino: perché qualcuno vuole prenderselo, e avere quel bambolotto bianco tutto per sé. Anche se Maureen gli spiega che è per il bene di Jake, che c'è una famiglia che vuole dargli una casa e un sacco di amore, per Leon è solo un tradimento. È per questo che Leon adesso è triste e anche un po' arrabbiato. Per fortuna alcune cose lo fanno ancora sorridere, come correre velocissimo in discesa con la bici, e rubare con Maureen abbastanza monetine per poter - un giorno - andare a prendere Jake e anche la mamma, come un vero supereroe.
Con l'evocazione di un'Inghilterra in cui le divisioni sociali sono più che mai evidenti, e dal colore della pelle può dipendere il futuro di un bambino, Il mio nome è Leon è un romanzo che ha colto di sorpresa i lettori inglesi: la storia struggente e dolcissima, raccontata con lo sguardo del piccolo Leon, della forza di un amore e della capacità di superare il dolore e la perdita.
E soprattutto la storia di che cosa vuol dire avere una famiglia, o trovarla dove meno ce lo si aspetta.



Il racconto inizia con una data precisa: è il 20 Aprile 1980 ed è appena nato un frugoletto piccolino con due occhi azzurri e lievi capelli biondi, quasi bianchi da quanto sono chiari, come la sua pelle, morbida e delicata.
Questo frugoletto ha appena ricevuto il nome di Jake ed assomiglia molto alla sua mamma Carol Rycroft, bellissima, capelli biondi, giovane (sui 25 anni) ma un po’ depressa (causa della depressione post partum forse) e con il brutto vizio di fumare… troppo e troppo spesso.
Carol non è alla sua prima gravidanza: è già mamma anche di Leon, un bel bambino di 8 anni e nove mesi (nato il 5 Luglio 1971) che è così felice ed orgoglioso del suo fratellino appena nato da tenerselo in braccio con ogni cura e attenzione possibile, meglio che se avesse un bambolotto tra le mani, lo osserva con tutta l’attenzione possibile con cui osserverebbe un piccolo tesoro.
Jake è il suo fratellino e lo ama già alla follia… nonostante non gli assomigli quasi per niente: Leon infatti assomiglia al suo papà Byron Francis che è caraibico, ha pertanto la pelle marroncino chiaro (come dice Leon) e gli occhi scuri, come del resto i capelli, ma sente che nonostante le apparenze esterne, lui e Jake sono molto più simili di quanto si creda, sia perché sono fratelli (nonostante abbiano due padri diversi), ma soprattutto perché sono entrambi amati molto dalla loro mamma, che nota lo stesso sguardo attento e curioso tra i suoi due figli.




Leon inizia subito a presentarsi al fratellino raccontandogli non solo che è bravo a scuola, della sua bicicletta, delle uova di Pasqua che ha ricevuto, della sua stanza, di dove dormirà e via dicendo, ma anche dei dettagli che balzano all’occhio. Parla al fratellino da subito con entusiasmo, senza peli sulla lingua, e lo fa con una naturalezza quasi disarmante:

«Se ti va puoi chiamarla Carol, quando impari a parlare. Forse non lo sai, ma è bellissima. Lo dicono sempre tutti. Credo le somiglierai. Io no. Io somiglio al mio papà. La mamma dice che è di colore ma papà dice che è nero, invece sbagliano tutto e due perché lui è marrone scuro e io sono marrone chiaro. Ti insegnerò i colori e anche i numeri, perché sono il più bravo della mia classe. All’inizio dovrai usare le dita, per contare.
[…] Hai i capelli biondi e anche lei ha i capelli biondi. Abbiamo tutti e due le sopracciglia sottili e tutti e due abbiamo dita lunghe. Guarda.»

Leon fin da subito, da bravo fratello maggiore, accoglie il nuovo arrivato ed aiuta la mamma a prendersene cura, con amorevole interesse e responsabilità, decisamente più di quella che spetterebbe ad un bambino di neanche 9 anni. Lo fa di sua spontanea volontà perché è un bambino bravo e buono, e soprattutto riesce a rendersi conto da solo di quanto sia necessario il suo aiuto, sia perché il piccolino richiede attenzioni continue, sia perché la loro mamma pare non potersene (o volersene?) prendere cura adeguatamente.
È così che veniamo a conoscenza della storia fin dalle primissime pagine, un racconto narrato in terza persona dall’autrice, che però parla di tutto come se la vedesse quasi dagli occhi di Leon, dal suo punto di vista di bambino molto responsabile, affidabile ed amorevole, nonostante la giovane età, di un bambino al quale piace giocare con gli Action Men, ma allo stesso momento piace prendersi cura del fratellino…e della sua mamma.
Leon infatti ha anche il compito di fare determinate faccende di casa, e nonostante lui lo faccia con piacere e spontaneamente, tra le righe traspare anche l’inadeguatezza della situazione… una mamma giovanissima, con due figli e senza lavoro, può effettivamente occuparsene, se non è del tutto in grado di occuparsi di se stessa?
La depressione post partum è l’unico motivo che mina la tranquillità familiare?
 O sono piuttosto i rapporti complicati che ha coi due padri dei suoi figli ad incrinare la sua situazione precaria?
Oltre a Byron (che non è per niente un padre modello, dato che diventato totalmente assente nella vita di Leon per svariati motivi), infatti, c’è anche il padre di Jake, Tony, il quale non solo è molto più grande di Carol, ma è già sposato e con una figlia, oltre al fatto che si disinteressa totalmente del piccolo nato e soprattutto è un bugiardo, un maleducato e vuole tagliare del tutto i ponti con Carol.




Ma per fortuna che c’è “zia Tina” del piano di sopra, che è amica di Carol ed ospita spesso a casa sua Leon ogni qual volta Carol non possa occuparsi di lui, sebbene la cosa inizi a pesarle non poco visto che anche lei è una giovane madre molto impegnata con un bimbo piccolino…




Proprio con questi presupposti, inizia il racconto della vita di due bambini, due fratellini così uniti anche se lontani d’età, dove l’autrice parla in particolare del legame che viene a crearsi tra loro raccontato dalla parte di Leon, il quale non capisce perché di punto in bianco la sua mamma non possa più occuparsi di lui e di Jake, perché qualcuno desideri portargli via il fratellino e perché vengano entrambi costretti a passare luuunghi periodi lontani dalla loro casa, dalla loro mamma e da tutte le (poche) certezze che un bambino di neanche 9 anni era riuscito a crearsi…
Cambiare scuola elementare più volte, cambiare casa, visite continue di vari assistenti sociali mettono a dura prova la sua educazione, la sua bontà e il carattere di bambino beneducato e buono…

Leon infatti scoprirà un luogo tutto sommato accogliente al numero 43 di Allcroft Avenue, una casa che profuma di dolci e pane tostato, abitata da Maureen (“aureola di capelli rossi e ricci”, due braccia da pugile, un pancione da Babbo Natale ma soprattutto un cuore grande come una casa), farà la conoscenza di sua sorella Sylvia (completamente diversa dalla sorella, a partire dai capelli color viola!!), scoprirà l’ebbrezza di sfrecciare per le strade in sella alla sua bicicletta rossa nuova di zecca, capirà la vera magia delle piante e degli orti, farà la conoscenza di nuovi amici alquanto “particolari” come l’Uomo Vespa ovvero Mr. Linwood Burrows detto Tufty, o del vecchio Mr. Devlin apparentemente scorbutico, e non solo…


Insomma questo libro, ambientato nella Gran Bretagna degli inizi degli anni ’80, racchiude una storia particolare, la storia di  una famiglia  mista piena di sentimenti e responsabilità, una storia di affetti profondi e di legami che vanno al di là della stretta vicinanza faccia a faccia, un racconto toccante, emozionante e talvolta anche triste e difficile… Un libro struggente e tenero allo stesso tempo.
Ho apprezzato molto lo stile narrativo di Kit De Waal, perché con un linguaggio semplice ed efficace è riuscita a narrare in modo schietto e diretto una storia per nulla banale, vedendola con gli occhi sinceri, diretti e semplici di un bambino che non vede l’ora di riabbracciare la sua mamma e il suo fratellino, un bambino che nota a malapena le differenze estetiche le quali per lui non contano nulla, di un bambino che cerca in ogni modo di crescere e maturare nonostante le persone a lui care vadano via via allontanandosi da lui, contro la sua volontà…
La storia mi ha incuriosita fin dall’inizio, ed ho letto con molto interesse ogni capitolo, rendendomi conto che tutto agli occhi di un bambino sembra più semplice, che tante domande non trovano risposte immediate, che non sempre si vive una vita “giusta” nonostante ce la si meriti eccome, che non sempre quello che si vuole è effettivamente quello che si riesce ad ottenere… e soprattutto che non sempre tutti i mali vengono per nuocere.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro a chiunque abbia un cuore grande, a tutti coloro che vogliono immedesimarsi in coloro che non sono così fortunati come noi, a tutti coloro che hanno voglia di riscoprire il mondo visto attraverso gli occhi di un bambino, a tutti coloro che considerano la famiglia un bene importante non importa da come sia composta, e soprattutto a tutti coloro che amano leggere ed immergersi appieno nelle storie racchiuse tra le pagine di un libro.



 

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